Nelle dichiarazioni di Ernesto Folli, ex Presidente del Consorzio Agrario di Cremona (La Provincia di Cremona del 22 maggio scorso), sono contenute inesattezze che dimostrano perlomeno un’approssimativa conoscenza delle cose accadute, se non fosse che in realtà tutto fa pensare che il vero motivo originante l’intervista sia di altra natura.
Prima di entrare nei numeri, mi permetto però due brevi considerazioni. La prima riguarda i tempi e i contenuti delle esternazioni di Folli che sembrano essere figlie del “trambusto” interno alla Libera Agricoltori. La seconda riguarda i componenti Libera dentro il Consorzio Agrario che hanno dimostrato di essere protagonisti di un modo nuovo di interpretare il Consorzio, condividendo nella sostanza quasi tutte le decisioni sin qui assunte. Sono certo che concorderanno sulla necessità di questa replica.
Veniamo alle risposte a Folli. Intanto lo rassicuro: le difficoltà riscontrate, in pochi mesi sono state superate. Sulle cose “pesanti” ritrovate lo inviterei alla prudenza e ad aver ancora un po’ di pazienza. Abbiamo dovuto concedere altro tempo ai professionisti della due diligence, tanto “interessanti” sono le cose riscontrate sulle quali continuare ad indagare. Qualcun altro poi giudicherà se le cose ritrovate sono “nulla” come ritiene l’ex Presidente.
Passiamo alle cose non vere. Parto da quella relativa al personale. A suo dire avremmo fatto 13 assunzioni e 7 licenziamenti aumentando i costi. Ai soci del Consorzio ricordo la realtà dei fatti: Folli nei primi 4 mesi del 2015 ha assunto 8 dipendenti e chiuso 3 rapporti di lavoro. Nei restanti otto mesi la mia Presidenza ha assunto 5 dipendenti e chiuso ben 8 rapporti di lavoro, migliorando la produttività e riducendo i costi di oltre l’11% (confronto primo quadrimestre 2015/2016). Lui ha aumentato i costi noi li abbiamo ridotti. Chi non ci crede venga al Consorzio a controllare.
Sulle consulenze Folli ricorda il costo di quelle del 2015, che sono legate a fatti del tutto straordinari che non si ripeteranno (assistenza legale per chiusura di rapporti di lavoro dirigenziali, due diligence) ma si dimentica a che livelli la sua presidenza ha portato il costo delle consulenze. Stiamo chiudendo tutto quel che costa e non serve e nel prossimo bilancio si vedranno i risparmi.
Sulla riduzione dei ricavi nel 2015 ricordo che il fatturato del Consorzio Agrario lo si fa per il 70% nella prima parte dell’anno, quando a guidarlo c’era Folli. Aggiungo una domanda agli agricoltori: c’è qualcuno che nel 2015 ha aumentato il proprio fatturato vendendo il latte o i cereali ad un prezzo inferiore del 30% rispetto all’anno precedente? Rassicuro però tutti: da quando abbiamo preso in mano il Consorzio le vendite di tutti i prodotti sono aumentate e questo è un segnale che ci fa essere fiduciosi per il futuro, al di là dell’accusa di aver cestinato un piano industriale triennale che sin dalla sua approvazione (marzo 2015) palesava ipotesi di risultato irreali e di fatto superate dalla realtà.
Folli rivendica di aver chiuso il bilancio 2014 meglio di quanto abbiamo potuto fare noi. Non spiega però che la perdita di oltre 300 mila euro del suo bilancio doveva essere ben superiore se avesse previsto, come necessario, un congruo fondo rischi, che invece noi abbiamo dovuto realisticamente creare per un importo di 500 mila euro considerato l’oggettivo rischio per qualche vecchio credito e per una necessaria svalutazione del valore dei macchinari agricoli invenduti e giacenti – ahinoi – da anni in magazzino!
Sembra che Folli abbia un grande desiderio: che il Consorzio, per anni descritto come una ricchezza, un orgoglio, un valore del nostro territorio, continui ad esser tale, nonostante chi oggi lo guida. Ci sarebbe da domandargli come mai il suo amore per il Consorzio si sia affievolito da quando a guidarlo non c’è più lui. O come mai dopo quel “tragico” evento l’ex Presidente, insieme a qualche altra figura ben nota nel Cremonese, abbia invece deciso di andare ad acquistare altrove quasi tutti i prodotti per la sua azienda. Di più: come mai abbia addirittura favorito insieme ai soliti noti la nascita di società commerciali che fanno concorrenza al Consorzio agrario dei cremonesi. Questo è l’amore verso quel che una volta era considerato un patrimonio del territorio?
Sulle sue perplessità rispetto alle modalità di convocazione delle assemblee, Folli dovrà farsene una ragione e forse il mea culpa. Queste regole le ha stabilite lui con lo Statuto del 2013. Per conoscere preventivamente i dati di bilancio avrebbe potuto prenderne visione quando voleva, avrebbe potuto partecipare alle assemblee parziali (non si è visto), avrebbe potuto candidarsi quale delegato nella lista della Libera, ma non c’era. Non c’era neppure all’assemblea generale dove avrebbe avuto tutte le informazioni richieste!
Sulla convocazione dei Comitati esecutivi ricordo a Folli che sul problema crediti abbiamo deciso di coinvolgere tutto il Cda convocato con grandissima frequenza e non solo il Comitato esecutivo.
Veniamo alla lesa maestà per aver dato l’opportunità di diventare socio del nostro Consorzio ad aziende provenienti da fuori provincia. Chiedo a Folli, e a chi lo ha preceduto negli anni al Consorzio agrario, come mai attualmente sono socie aziende agricole di Milano, Brescia, Lodi, Parma, Piacenza, Venezia, Aosta, Cuneo, Reggio Emilia, Bergamo, persino della Sardegna. Chi si è macchiato, tra i presidenti di espressione Libera, della colpa di aver “spezzato il legame esclusivo tra il consorzio e il suo territorio”? L’altra domanda è questa: perché nel 2013 Folli decise che da quel momento si chiudevano le porte agli extracremonesi? Più seriamente conviene domandarsi qual è la logica per cui, agli agricoltori-clienti dei territori dove operiamo e che vorrebbero diventare soci, si debba rispondere … no tu no! Oppure perchè il nostro Consorzio non possa rafforzarsi anche in altre parti del Paese attraverso nuove aziende che ci stimano e che stiamo servendo con le nostre eccellenze, a partire dai mangimi? Chi è quell’azienda che potendo crescere dice no, perché … sto bene nel mio guscio e nel mio paesello?
Altro che “fine dell’autonomia”, qui si vuole per l’ennesima volta alzare le mura fortificate ad un territorio che merita orizzonti diversi. Per poi accorgersi che quelli che dicono no a nuovi soci da fuori provincia sono spesso gli stessi che hanno abbandonato il Consorzio appena perso e vanno ad acquistare i loro mezzi di produzione da società private create ad arte che – guarda caso – sono fuori provincia. Che stranamore per il territorio!
Ennesima bugia di Folli: per entrare in Cai c’è l’obbligo di conferire il patrimonio immobiliare del Consorzio! Siamo entrati in Cai, perché oggi sono questi gli scenari che le imprese moderne devono avere (se il quotidiano ci consentisse di avere la possibilità di spiegare queste cose!), ma il patrimonio è tutto nostro.
Le bugie come sempre … hanno le gambe cortissime.
Paolo Voltini
PRESIDENTE DEL CONSORZIO AGRARIO DI CREMONA